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QUESTA NON E’ UNA RISAIA PER PICCOLI

da | 2 Mar 2017 | NEWS

Codice tributo

Se non si porrà un freno all’import selvaggio e non si conterranno i costi, anche attraverso l’agricoltura di precisione, sopravviveranno solo le aziende che superano i 200 ettari. Lo scopriamo leggendo lo studio sul bilancio economico dell’azienda risicola che l’Associazione dei laureati in scienze agrarie e forestali di Vercelli e Biella presenterà alla 40° Fiera in Campo di Caresanablot (Vercelli) il 3 marzo alle 9 nel corso del convegno “Risicoltura, la situazione economica e le sfide future”. Prenderanno la parola il presidente del sodalizio Antonio Finassi, l’agronomo Giuseppe Sarasso, il docente di meccanica Massimo Lazzari e il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà. (SCARICA IL PROGRAMMA)

Se si considera che la produzione media nazionale dal 2003 al 2015 è stata di 6,47 t/ha, si evidenzia la permanenza delle gravi difficoltà del comparto (tab. 10 – 13). Il prezzo medio di 305 €/t non riesce nemmeno a coprire i costi dell’azienda da 300 ha. Per le 3532 aziende (86% del totale), di superficie inferiore ai 100 ha, le produzioni di equilibrio sono ben superiori alla media nazionale  Ad inizio 2017, nessuna azienda otteneva prezzi remunerativi, salvo le aziende da 300 ha che hanno coltivato nel 2016 Arborio, Carnaroli e Lunghi B. Permanendo l’attuale situazione di mercato potranno, forse, sopravvivere i coltivatori part-time che abbiano integrazioni di reddito provenienti da altri settori, oppure quelle aziende che riescano ad occupare, con successo ed in modo duraturo, nicchie di mercato le quali, per definizione, rimangono tali solo se sostenute da una offerta limitata. Per l’azienda di dimensioni intermedie (150 ha), il recupero di redditività sarà ottenibile solo mediante l’incremento delle superfici con l’assorbimento delle piccole aziende che abbandoneranno la coltivazione. Solo le aziende oltre i 200 ha potrebbero trovarsi in condizioni di poter competere in presenza di prezzi delle varietà più produttive (oltre 7,5 t/ha) almeno di 305 €/t, che con la riduzione del contributo nel 2019 diverranno 330 €/t. I prezzi minimi richiesti invece per le varietà tradizionali, con produzioni di 5,6 t/ha, varieranno da 405 a 430 €/t. Le aziende da 50 ha, per sopravvivere dovranno percepire prezzi superiori del 20-25% rispetto a quelli richiesti dalle grandi aziende. Oggi il differenziale complessivo è di 488 €/ha tra l’azienda di maggiori dimensioni rispetto a quella da 50 ha.

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