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IL RISO E’ SOST

da | 30 Nov 2024 | Tecnica

RISOSOST

Si è svolto ieri, 29 novembre 2024, presso l’auditorium dell’Ente Nazionale Risi di Castello D’Agogna – PV il convegno finale del progetto RISOSOST – percorsi innovativi per una risicoltura sostenibile.

RISOSOST: PROGETTO ALLA CONCLUSIONE

Il progetto, realizzato grazie ai fondi della Regione Lombardia e a cui hanno partecipato, oltre all’Ente Nazionale Risi, le Università di Torino e Milano, è giunto alla sua conclusione. Le prove del progetto sono state finanziate nell’ambito dell’operazione 16.2.01 del Piano di Sviluppo Rurale della Regione e sono state realizzate nelle Aziende Risicole Daghetta Giovanni, Società Agricola Braggio e Carnevale Miacca e Società Agricola IRU, tutte situate in Lomellina.

Lo scopo del progetto era quello di individuare pratiche di coltivazione volte a ridurre l’impatto ambientale del sistema colturale risicolo attraverso la sperimentazione di soluzioni agronomiche che consentissero di aumentare l’efficienza della fertilizzazione azotata, ridurre l’emissione di gas serra, in particolare dell’ammoniaca, e migliorare il bilancio idrogeologico.

METODOLOGIE

Le metodologie scelte per la sperimentazione comprendevano la “sommersione invernale”, l’impiego della coltivazione con bagnatura alternata ad asciutta, il sovescio di leguminose e l’impiego di diversi tipi di fertilizzanti azotati durante la concimazione. Il tutto allo scopo di verificare quale di questi metodi consenta di ottenere sia una buona produzione che una riduzione dei suddetti “gas serra”.

Ricordiamo che questi gas, oltre all’anidride carbonica, sono principalmente il perossido di azoto (N2O) e il metano (CH4) che, dispersi nell’ambiente, provocano un incremento termico anomalo, causa degli eventi climatici estremi di cui tutti sopportiamo le conseguenze.

Purtroppo le risaie, in particolare quelle da cui nel periodo estivo non viene mai tolta l’acqua, favoriscono la formazione di un ambiente all’interno del terreno favorevole alla produzione di questi gas, che vengono poi rilasciati nell’atmosfera.

RISOSOST PER MIGLIORARE LA SOSTENIBILITA’

Risulta quindi evidente che qualunque tecnica di coltivazione che consenta una riduzione della formazione di questi gas garantisce una migliore “sostenibilità ambientale” della coltivazione del riso.

I diversi relatori che si sono succeduti sul palco hanno illustrato che, dalle prove condotte nei nostri ambienti di coltivazione, le tecniche proposte consentono di raggiungere i risultati ambientali attesi.

La sperimentazione, portata avanti da Marco Romani e dai suoi collaboratori dell’Ente Nazionale Risi ha consentito di raccogliere dati significativi sull’importanza di interrompere la sommersione continua della risaia, sull’impiego di tecniche di sovescio e sull’impiego di concimi azotati addizionati con inibitori dell’ureasi allo scopo di ridurre le perdite di ammoniaca ed aumentarne l’efficienza.

Il convegno si è aperto con in saluti delle autorità ed in particolare della Presidente dell’Ente Nazionale Risi Natalia Bobba e di Andrea Massari in rappresentanza della Regione Lombardia oltre a quelli dell’ordine degli agronomi che dava il suo appoggio al convegno. (Sai cosa seminare?)

L’AZOTO

I primi interventi tecnici hanno evidenziato come la sostituzione dell’urea con solfato ammonico permette di ridurre considerevolmente le perdite di azoto sia quando impiegato su terreno asciutto che sommerso.

Invece l’utilizzo degli inibitori della nitrificazione risulta efficace solo quando i concimi vengono distribuiti su terreno asciutto, mentre la differenza con urea tradizionale, se impiegati su terreno allagato, è minima. La stessa cosa succede per la dispersione di azoto nell’atmosfera.

Di seguito Arianna Facchi dell’Università di Milano ha illustrato la notevole mole di dati raccolti studiando la stratigrafia del terreno e l’andamento della falda freatica che ha permesso di costruire una sistema di simulazione dell’andamento dell’utilizzo dell’acqua di irrigazione in Lomellina; sistema che potrà essere utilizzato anche in altri ambienti. Il successivo intervento ha dimostrato come la sommersione invernale delle risaie riduca la dispersione di carbonio e di azoto nell’ambiente. I dati sperimentali dimostrano che la lenta degradazione dei residui colturali in sommersione e con basse temperature permette di ridurre la dispersione primaverile del carbonio.

VANTAGGI DEL SOVESCIO INVERNALE

Eleonora Miniotti dell’Ente Nazionale Risi e Daniel Said Pullicino dell’Università di Torino hanno poi illustrato i vantaggi agronomici del sovescio invernale di leguminose e quelli ambientali.

Questa tecnica infatti permette di garantire un notevole apporto di azoto organico ai terreni riducendo anche la dispersione nell’ambiente dello stesso.

In conclusione del convegno, Giovanni Daghetta, capofila del gruppo di aziende risicole che si sono prestate alla sperimentazione, ha portato la sua esperienza anche a nome degli altri risicoltori certificando che una coltivazione di riso ambientalmente compatibile può essere anche economicamente sostenibile nelle nostre condizioni. Daghetta ha inoltre annunciato che porterà i risultati della sperimentazione all’Unione Europea per dimostrare la volontà dei risicoltori di coltivare con tecniche ambientalmente compatibili.

RISOSOST

In conclusione la presidente dell’Ente Nazionale Risi Natalia Bobba ha voluto esprimere un particolare ringraziamento a tutti i partecipanti al progetto ed in particolare alle aziende risicole che “ci hanno messo la faccia” per aver consentito di raccogliere dati importanti sugli effetti che le risaie hanno sull’ambiente. Non sono più i tempi in cui le risaie erano considerate portatrici di malattie e quindi demonizzate e con questo progetto si è cercato di trovare delle metodologie che rendano la coltivazione del riso ancora più amica dell’ambiente e di chi lo abita. Autore: Fraco Sciorati.

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