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«RISAIE SALVATE DAL LAGO MAGGIORE»

da | 20 Ago 2019 | NEWS

In questa stagione irrigua a guardare le spalle degli agricoltori lombardi e piemontesi dal punto di vista idrico, nonostante la carenza di piogge, è stato l’innalzamento del livello massimo di contenimento nel Lago Maggiore. La regolazione del Verbano non è infatti casuale ma viene determinata da due elementi: da un lato la pioggia e la neve che cadono a monte dell’invaso e dall’altro la quantità di acqua trattenuta nel bacino. E se per il primo elemento poco si può fare è proprio il secondo che ha permesso di evitare l’emergenza, poiché, dopo un lungo braccio di ferro, l’autorità di bacino del Po ha permesso di alzare il livello massimo di contenimento della risorsa idrica nel Lago da 1,25 metri sullo zero idrometrico a 1,35 metri, cassando invece la richiesta, continuamente riproposta dalla Svizzera e da alcuni Comuni piemontesi, per abbassare il tutto ad 1 metro. Ad oggi il lago si attesta così a circa 60 centimetri sopra lo zero e ha riserve d’acqua superiori all’anno scorso di 81 milioni di metri cubi.

Se la situazione delle riserve idriche del Lago è in linea con quella del 2007, l’anno critico di riferimento, è stata proprio quella scorta d’acqua extra ad aver evitato il disastro. Il nostro areale risicolo ha giovato molto di questo cambiamento, e l’ipotesi che si possa portare il livello di contenimento a 1,5 m, di cui si sta parlando in questo periodo visti i risultati del primo innalzamento, sembra essere assai benvoluta dai fruitori. Abbiamo affrontato questo tema con il consorzio irriguo Est Ticino Villoresi. Laura Burzilleri, Direttore Generale, spiega: «Non possiamo che confermare come l’innalzamento del livello massimo del Lago Maggiore, effettuato quest’anno, abbia decisamente contribuito ad evitare seri problemi al comparto agricolo servito sia dal Canale Villoresi che dal sistema dei Navigli Grande-Bereguardo e Pavese. Le situazioni di prolungati periodi di siccità, conseguentemente di rischio di severa crisi idrica, sono sempre più frequenti e vanno quindi adottati tutti gli accorgimenti atti a prevenirli o quanto meno ad attutirne gli effetti. Per quanto concerne le esigenze agricole, ai cambiamenti climatici si sommano le difficoltà connesse al  variare delle pratiche colturali, soprattutto per quanto riguarda il comparto risicolo. Il sempre maggior ricorso alla pratica del “riso in asciutta” infatti, crea diverse ripercussioni sul sistema di irrigazione. Se da un lato la mancata sommersione del riso comporta un ritardo nella disponibilità di acqua di falda e delle “colature” che costituiscono, in zone non direttamente raggiunte dai canali di irrigazione, la principale fonte di alimentazione, dall’altro la richiesta di disponibilità di risorsa idrica si somma, in termini temporali, a quella delle altre coltivazioni, e portando quindi a picchi di richieste, spesso difficilmente soddisfabili con l’attuale dimensionamento della rete, che coincidono generalmente  con i periodi in cui, in assenza di misure correttive, vi è forte rischio che venga a mancare, o comunque a ridursi drasticamente,  la disponibilità d’acqua dal lago. La possibilità quindi di immagazzinare più riserva per poterla rilasciare nel momento di maggiore richiesta è elemento prezioso per il Consorzio e fondamentale per tutto il comparto agricolo sotteso. Ulteriori margini di sicurezza, quali quelli introdotti con l’innalzamento del livello massimo del lago a quota 150 cm, non possono che accrescere tali benefici, contribuendo altresì ad assicurare al Ticino un’adeguata risorsa per il mantenimento del delicato ecosistema». Autore: Ezio Bosso

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