L’Unione agricoltori di Vercelli equipara il biologico a una fake news. «Basta con le fake news su ogm, biologico e glifosate» squilla un articolo dell’Agricoltore, il periodico a diffusione interna, che questo mese cavalca la notizia sugli Ogm che non fanno male alla salute per «dire no alle false verità scientifiche e alle manipolazioni ideologiche». Secondo l’organizzazione agricola, importiamo troppo e dobbiamo rendere l’agricoltura italiana leader nell’innovazione. «Si sta invece diffondendo la cultura del “no a prescindere”, in virtù di un’ideologia o di una visione politica. L’agricoltura deve guardare al futuro con scientificità» e «recuperare competitività attraverso un aumento della produttività e un contenimento dei costi». Si chiede Confagricoltura: quali sono oggi le nuove frontiere della ricerca? Risposta: i nuovi ogm, su cui intervista Elena Cattaneo. Su questo punto, il sindacato agricolo scivola però a sua volta nell’ideologia. In primo luogo presenta la Cattaneo come direttrice del Laboratorio di Biologia delle cellule staminali e Farmacologia delle malattie neurodegenerative del dipartimento di bioscienze dell’Università di Milano. E’ vero, ma omette di ricordare che è anche Senatrice della Repubblica e che, come sanno anche i sassi, è uno degli esponenti più in vista del fronte pro-Ogm. Seconda ambiguità: si parla di fake news sugli Ogm ed ammesso che le accuse lanciate contro questi organismi negli anni scorsi lo siano – Risoitaliano non è mai stato pregiudizialmente contrario agli Ogm – si richiama come pietra miliare della conoscenza uno studio dell’Università di Pisa che è autorevole ma non conclusivo. Terzo scivolone: si accosta alle fake news sugli Ogm e sul glifosate (altra questione spinosa, rispetto alla quale la Cattaneo si lascia andare a una dichiarazione impegnativa: «non inquina l’ambiente è poco costoso ed è efficace su tutte le malerbe, presentando una bassissima tossicità e soprattutto nessun rischio cancerogenico sull’uomo») la crescita del biologico. I nostri lettori sanno quanto abbiamo combattuto per la chiarezza su questo argomento (si legga la storica trilogia di Sarasso), ma non è pensabile di liquidare la questione, sostenendo che «le produzioni bio non contengono più nutrienti né sono più salutari rispetto ai prodotti convenzionali» e facendo dire alla Cattaneo che se il bio viene pagato il 110% in più dipende solo dal marketing, mentre il bio è «poco produttivo e richiede più terra». Affermazioni scientificamente approssimative e che può fare un irlandese o un cinese ma non un’agricoltura che ha costruito il proprio valore aggiunto sul marketing globale del made in Italy. Si potrebbe dire: chi di ideologia ferisce di ideologia perisce, ma forse all’agricoltura servono più risposte tecniche (anche controlli seri e sanzioni vere su chi sgarra…) e meno anatemi, che siano gli Ogm o il bio. (Nella foto grande, Giovanni Perinotti, presidente dell’Unione agricoltori di Vercelli e Biella; sotto, l’articolo che commentiamo)
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