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«HO VISTO BAMBINI IRRORARE SOSTANZE CANCEROGENE»

da | 2 Mar 2018 | NEWS

Trovare il modo di trasformare i problemi della risicoltura in opportunità: il concetto di resilienza è diventato il leitmotiv del convegno di apertura della 41esima Fiera in Campo, tenutosi oggi, venerdì 2 marzo al Centro Fiere di Caresanablot (Vercelli). Un’edizione partita sotto la neve, che non ha impedito a una numerosa rappresentanza di agricoltori di prendervi parte (Nella foto grande, il taglio del nastro).

Di stretta attualità il tema scelto per la discussione dall’Anga di Vercelli e Biella, che organizza la kermesse: la tutela del Made in Italy, la concorrenza “sleale” dell’import dal Sud Est asiatico, la crisi del comparto risicolo e le strategie da mettere in gioco in futuro, partendo dalla Pac post 2020 alle attività più legate al campo, come l’agricoltura di precisione. Ad aprire il convegno, dopo i saluti del presidente Anga Giovanni Coppo, Mario Danieli, Country Manager Italia del gruppo Argo Tractors:`«Noi spingiamo il Made in Italy, costruiamo solo in Italia – è quanto detto da Danieli, che ha anche snocciolato alcune cifre sull’azienda – abbiamo 1650 dipendenti, incrementati rispetto al 2008 e investiamo il 5,5% in ricerca. E il tutto perché riteniamo che l’Italia possa esprimere competenza e professionalità».

Si è aperto invece con un cenno alle condizioni atmosferiche inclementi l’intervento di Alessandro Arioli, agronomo e capodipartimento presso il Dafees: «Con il cambiamento climatico ci troviamo davanti a un cambiamento epocale per il quale non basta più l’agricoltura, ma bisogna parlare di agricultura del terzo millennio. L’agricoltura deve essere resiliente, ovvero essere in grado di trasformare i problemi in opportunità». Il tutto si complica se si pensa che l’Italia «produce il 50% di riso in Europa, ma è appena lo 0.4% nel mondo» e che non può competere con i prezzi e le quantità del prodotto che arriva da Oriente. Un esempio è quello della Cina, che essendo sia esportatore sia importatore di riso, di fatto condiziona i prezzi del mercato: «La Cina opera a ribasso, vendendo a basso prezzo per far adeguare il mercato e poi ricomprare a basso costo. Diventa difficile incidere con la qualità in un mercato che punta alla quantità».

Il quadro si fa ancor più allarmante se si pensa al riso che arriva dal Sud Est asiatico, con regole sull’utilizzo di pesticidi ed erbicidi completamente differenti dagli standard europei: «Negli ultimi cinque anni il business dei fitofarmaci è aumentato di un quarto – ha spiegato Arioli – e in Sud Est asiatico e Oceani si utilizzano principi attivi vietati da anni in Italia ed Europa, come il fosfamedone o addirittura il kerosene». Da bollino rosso soprattutto l’utilizzo di tali sostanze nel campo dei pesticidi, visto l’elevatissimo numero di insetti che prosperano nei climi tropicali, impattando sulla sicurezza sul lavoro: «Questi sono prodotti mutageni e cancerogeni, e ho visto coi miei occhi bambini in perizoma spargerli a mano sui campi. E’ qui che dobbiamo fare lobby: questo riso, coltivato in questo modo, non può entrare in Europa, perché queste sostanze sono vietate». I rimedi? Informare il consumatore, ma anche l’agricoltura di precisione, usando la tecnologia per far fronte ai problemi di domani come la possibile mancanza d’acqua: «La domanda non deve essere quanto costa, ma alla fine quanto rende».

Sulla fotografia della situazione italiana si è concentrato Dario Casati, ex docente di economia presso il Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università degli Studi di Milano: «Tra i produttori, l’Italia è al 31esimo posto; meglio negli export, dove siamo sesti, ma nella top ten mondiale delle scorte i primi dieci sono tutti asiatici». Con i prezzi del riso che, ha spiegato Casati, non fanno fare certo i salti di gioia: «L’Italia ha una ripartizione stabile tra tutte le tipologie di riso che cerca di seguire i trend economici e agronomici, ma senza avere risposte univoche dal mercato. I prezzi, dal 2015, si sono tutti appiattiti». La strategia indicata per la ripresa è fare fronte comune: “«Quello risicolo è un settore vivace, ma segue l’episodicità, manca di visione generale. Non dobbiamo diventare vittime di una logica rinunciataria, ma pensare al mercato interno europeo, puntando a una competitività non solo di prezzo». E per fare questo bisogna coinvolgere tutta la filiera: «Bisogna lasciare da parte le divisioni, c’è da riconsiderare tutti i momenti dell’aspetto produttivo e fare una ricerca connessa a interessi comuni, pensando a tecniche agronomiche migliorative. Inoltre c’è da valorizzare il prodotto riso: viviamo in un contesto in cui rispettiamo delle regole e lo garantiamo con quello che produciamo».

Un accenno importante Casati lo fa anche alla Pac 2020, testo che ha definito “ben calibrato” e con novità importanti. «La Ue fisserà dei parametri e toccherà agli stati membri assumersi maggiori responsabilità – ha spiegato – chi teme una rinazionalizzazione della Pac, questa non è possibile, perché sarebbe necessario toccare i trattati. Al primo posto verrà messo il rapporto con la scienza, e ci sarà un’interazione con le altre politiche: per esempio ad adesso non c’è rapporto tra la Pac e le importazioni dai paesi in via di sviluppo». L’opportunità per diventare “grandi”, insomma, c’è: «Il nostro paese deve compiere uno sforzo per avere una sua agricoltura».

A chiudere il convegno, prima del taglio del nastro e della risottata a base di panissa vercellese, Marco Miserocchi, Direttore Italia di Topcon Agriculture, che è tornato sul tema dell’agricoltura di precisione come risorsa per i coltivatori: «La nuova agricoltura ha bisogno di evoluzione: maggior superficie, imprenditori giovani e preparati, informazione, gestione mirata dei mezzi tecnici». Un’evoluzione, secondo Miserocchi, possibile grazie ai dati che la precision farming può fornire: «I dati servono a gestire meglio l’azienda. Con un sistema più evoluto i dati, e non l’operatore, guidano il trattore, gestiscono i mezzi tecnici e continuano a raccogliere nuove informazioni. I nostri nonni, con proprietà piccole, sapevano esattamente dove concimare di più; e ora anche noi, con proprietà più grandi ma sapendo di non poterci permettere di perdere un metro, possiamo fare lo stesso». Autore: Alessio Facciolo

BONARDA E FRITTELLE DI CARNEVALE

Il Bonarda dell’Oltrepo sposa il riso della Lomellina al Carnevale di Viareggio 2005, che si Š aperto ieri e proseguir… fino al 13 febbraio. A far gli onori di casa interverr… il Cacciucco, piatto tipico di Viareggio. Bonarda e Cacciucco saranno al centro degli assaggi, tra coriandoli e colori del Carnevale, ma anche il riso avr… un suo spazio di riguardo, con le frittelle di riso. L’iniziativa nasce dal Consorzio Vini Oltrepo, che ha sede nel Pavese, e dalla Fondazione Carnevale di Viareggio.

LO SAPEVATE CHE…?

Lo sapevate che nel mondo il riso Š il cereale pi— diffuso? E che per gli Stati Uniti la risicoltura rappresenta una delle pi— importanti produzioni agricole? Oppure, lo sapevate che la Thailandia Š il pi— grande paese esportatore e che nel 2004 ha segnato un record storico, con 10 milioni di tonnellate di riso lavorato vendute in tutto il mondo? Trovate queste e tante altre informazioni nella nuova versione della rubrica "Riso nel mondo", che contiene i dati aggiornati al 2004. Buona lettura.

PREZZI, ECCO CHI CI GUADAGNA

I prezzi del riso sono calati. Se consultate le nuove tabelle sui prezzi del riso in Italia, che pubblichiamo nella rubrica "I prezzi del riso", potete rendervi conto che, passando dal 2003 al 2004, il riso greggio Š stato pagato dall’industria all’agricoltore molto meno ed Š sceso anche il prezzo del riso lavorato venduto dall’industria alla distribuzione commerciale. Se al momento di pagare il vostro chilo di riso non vi siete accorti di nulla Š perch‚ qualcuno ha intascato la differenza.

VENDIAMO RISO AI CINESI

Riso italiano, formaggi italiani, vini italiani: la Cina invade
i mercati, ma in fatto di gastronomia subisce con piacere
l’influenza tricolore. Lo conferma Mario Musoni, ristoratore
dell’Oltrepo pavese su Il Risicoltore. La notizia Š
ghiotta: una grande catena alberghiera passa dai piatti francesi
a quelli italiani e un gruppo risiero si Š attrezzato per rifornire i cinesi di riso italiano. Un bel successo per il nostro cereale, che "torna" in Oriente dopo millenni. Da vincitore!

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