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AFFITTI D’ORO MA SOPRATTUTTO PIU’ BREVI

affitto

Quinta puntata dello speciale sugli affitti a cura di Elettra Bandi. LEGGI LE PUNTATE PRECEDENTI QUI.

Il tema degli affitti è molto sentito tra i nostri lettori, ecco perché proponiamo una vera inchiesta che questa volta ci porta ad ascoltare la Confagricoltura Vercelli e Biella. Certamente lo strumento dell’affitto fondiario – ci dicono a Vercelli – costituisce un elemento fondamentale dell’attività agricola e del suo sviluppo socio-economico. Dalla metà degli anni ‘60, nel vercellese l’affitto si è andato riducendo in favore della conduzione in proprietà, tuttavia, ancora oggi costituisce una forma di conduzione decisamente importante.

AFFITTI: UN VALORE PROPORZIONATO NEL TEMPO

Nel tempo, il valore degli affitti mediamente è rimasto proporzionato alla redditività dei terreni e, solo in talune aziende rappresenta un costo aziendale piuttosto importante.

La durata media dei contratti storicamente era di 9 anni e l’indicizzazione del canone annuo parametrata ad un paniere “agricolo”. Negli ultimi anni,invece, la tendenza è di accorciare la durata ad un periodo di anni 6 (a volte 3) e di indicizzare il canone, purtroppo, sulla base del paniere Istat. Qui vi sono beni che non hanno alcuna attinenza rispetto all’andamento dell’economia agraria.

La durata breve dei contratti non consente alle aziende un’ottimale programmazione dell’attività. Inoltre, in momenti di inflazione media o elevata come l’attuale, l’indicizzazione su base ISTAT pone le aziende agricole in seria difficoltà. La causa è un andamento dei prezzi al consumo, disallineato dai costi e dalla PLV agricola.

L’aumento della superficie aziendale media, ad ogni modo, è sì ascrivibile allo strumento dell’affitto ma, soprattutto, alla chiusura di aziende di piccole dimensioni. Queste ultime non sono più economicamente sostenibili, e al loro accorpamento in strutture via via di maggiori dimensioni. Autore: Elettra Bandi

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QUEL CONFLITTO CON IL RISO

E’ morto a Milano Gaetano Afeltra, storica firma del Corriere della Sera. Attualmente ricopriva l’incarico di consigliere del gruppo Rcs Quotidiani e scriveva per le pagine di cultura. Afeltra era nato ad Amalfi nel ’15 ed era diventato scrittore, memorialista e giornalista. Arriv• a Milano negli anni ’40, dove aveva trovato lavoro all’ufficio stampa dell’Ente Risi. Lui stesso ha raccontato quell’esperienza, con un briciolo di ironia, in un elzeviro sul Corriere. La riproponiamo.

IL RISOTTO DI MIKE

®Vuoi sapere quand’Š che ho mangiato il riso la prima volta? Te lo dico subito: era il 1942 ed ero in carcere a San Vittore. Anni brutti, mio caro, mica come adesso con la ricchezza di tutti…¯ La rivelazione Š di Mike Bongiorno che ha rievocato in intervista il periodo dell’occupazione nazista, gli esordi della sua carriera. ®Ero stato fatto prigioniero dai tedeschi e imprigionato a San Vittore, carcere di Milano. Mio compagno di cella era un giovane giornalista: si chiamava Montanelli¯.

LE NOVITA’ DI PRIMAVERA

Se le performances dei turborisi, della pasta di riso, delle gallette e degli snack a base di questo cereale dovessero riflettere il trend generale, sicuramente in poche stagioni il nostro chicco bianco raggiungerebbe e supererebbe, nella classifica dei consumi, la grande avversaria, cioŠ la pasta. Infatti, mentre il consumo di riso bianco resta sulle posizioni acquisite nel corso degli anni ora assistiamo al boom dei prodotti "ad alto contenuto di servizio". Vi spieghiamo cosa sta succedendo.

ADDIO VECCHIA PILA

Bovolone ci rinuncia. Il comune veronese ha abbandonato il progetto di restaurare la pila da riso che si trova a Bosco Poiana: un reperto di archeologia industriale, simile al modello che riproduciamo, chiuso dal 1965. La buona intenzione si Š scontrata con la mancanza di soldi. Non hanno contribuito all’iniziativa n‚ i privati n‚ la Regione e neppure la banca locale. Oltre al danno, e all’amaro in bocca, la beffa: il Comune pagher… comunque la parcella del progettista: quasi 10 mila euro.

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