Mangiare riso fa bene. E, forse, fa anche vivere a lungo. Lo dimostra la storia di Carmela Zuccheri che la scorsa settimana a Selva Malvezzi di Molinella, in provincia di Bologna, ha festeggiato i 105 anni fra la musica della tradizione e le poesie dialettali. Agli amici, Carmela ha ricordato il suo duro lavoro nelle cascine. Un lavoro duro quello delle mondine: quaranta giorni nell’acqua, dall’alba al tramonto, chine sotto il sole cocente, per sradicare le piante infestanti con le dita. "Ogni giorno – ricorda Carmela – le mondine lavoravano dalle 8 alle 10 ore; entravamo nell’acqua all’alba a piedi nudi, un cappello di paglia ci proteggeva dal solleone e gli insetti pungevano in continuazione. Alla sera, sfinite, avevamo il tempo di rinfrescarci in qualche corso d’acqua per poi tornare in cascina a cenare: riso e fagioli per 40 giorni". Alla festa di Carmela si cantato e ballato. La musica la passione della Zuccheri, fin da quando era mondina: "Qualcuno portava una fisarmonica, si dimenticava la stanchezza e si cominciava a ballare".
DIAMO UN AGGETTIVO AL RISO
Un vino pu essere amabile. Una grappa, invece, aromatica. Un olio, fragrante. E il riso? Come lo definiamo il riso? Se l’ chiesto Promoriso, l’Associazione di promozione costituita dalle Organizzazioni di categoria delle province risicole, che ha organizzato l’iniziativa "Il Riso in un aggettivo". Trecento visitatori di una recente mostra sul riso hanno voluto lasciare il proprio messaggio e alcune idee sono risultate veramente interessanti per capire come definire meglio questo prodotto.