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MENO RESIDUI CHIMICI NELLE ACQUE

da | 23 Nov 2017 | NEWS, Uncategorized

L’incremento della semina interrata non aiuta l’equilibrio della falda freatica. L’aveva detto il ricercatore dell’Ente Risi Marco Romani alla vigilia del convegno Watpad. L’hanno ripetuto tutti i relatori, che ieri hanno sintetizzato al centro ricerche di Castello d’Agogna i risultati del progetto WATer impacts of PADdy environment. Lo studio ha consentito di quantificare l’efficienza di uso dell’acqua della risaia a diverse estensioni territoriali e di sviluppare una rete di monitoraggio che ha permesso di valutare l’impatto delle sostanze chimiche usate in risicoltura sulle acque superficiali e sotterranee.

Il progetto è finanziato da Fondazione Cariplo, nel contesto del Bando 2014 “Ricerca sull’inquinamento dell’acqua e per una corretta gestione della risorsa idrica” (prog. 2014-1260). Arianna Facchi (Università di Milano) ha illustrato la metodologia sperimentale adottata nella Cascina Cerino, con la regolazione automatica del livello dell’acqua nei diversi campi tramite la misurazione con pozzetti piezometrici e misuratori delle portate in ingresso ed in uscita.

L’analisi dei flussi è stata completata dai dati forniti dalla centralina meteo e dai rilievi pedologici, arrivando a definire l’efficienza aziendale dell’utilizzo dell’acqua , valutata nel 40%. Stesse valutazioni sono state fatte a livello del distretto irriguo, dove si è verificato dal 2013 al 2016 l’aumento della superficie risicola seminata all’asciutto, dal 30 al 90%: l’efficienza dell’acqua nel riso seminato all’asciutto è maggiore rispetto al riso seminato in acqua, ma adottando la semina in acqua viene anticipato l’innalzamento della falda acquifera. Daniele Masseroni (Università di Milano) ha descritto i costi dell’impianto di gestione idrica installato alla Cascina Cerino, quantificati in circa 700 €/ha, che possono essere ammortizzati nel tempo grazie alla diminuzione dei costi per la camperia. L’analisi e l’approfondimento del ruolo dell’impatto del terreno nella gestione idrica è stata oggetto della relazione della Dott.ssa Ortuani, mentre Fabio Gosetti (UPO) ha descritto il destino dei fitofarmaci utilizzati e gli ultimi risultati delle analisi della presenza degli stessi in risaia, approfondendo i pericoli causati dal loro utilizzo.

Per quanto riguarda l’influenza delle tecniche agronomiche sulla qualità delle acque, nei due anni di progetto si è allestita una rete di monitoraggio su una porzione di azienda di circa 40 ettari. In particolare, per evidenziare come le tecniche colturali possano influire sulla qualità dell’acqua sono state analizzate camere coltivate con la semina interrata a file e sommersione ritardata in confronto a camere che hanno seguito la tecnica della semina tradizionale in acqua. Simone Silvestri (Ente Risi) ha illustrato che i rischi della contaminazione delle acque causati dall’impiego di fitofarmaci sono diminuiti o nulli in caso di uso corretto e di rispetto dei tempi di impiego, al punto che la qualità dell’acqua in uscita è migliore dell’acqua in entrata. L’oxadiazon applicato su terreno asciutto in pre-emergenza non ha prodotto perdite rilevanti, su terreno asciutto a 5 giorni dalla semina in acqua e a 3 giorni dall’immissione dell’acqua non ha prodotto perdite neppure in suoli a bassissima permeabilità e la qualità dell’acqua restituita risulta migliorata: in altre parole, ha detto il ricercatore dell’Ente Risi è «fondamentale rispettare l’intervallo tra applicazione e immissione dell’acqua di almeno 5 giorni e in caso di applicazione in acqua è fondamentale mantenere gli scoli chiusi per i successivi 5 giorni». Anche quando si usa l’imazamox, il rispetto del tempo di re immissione dell’acqua e mantenere gli scarichi chiusi per alcuni giorni contiene le perdite. Quanto ai fertilizzanti, Eleonora Miniotti ha detto che le concimazioni azotate minerali in pre-semina molto lontane dalla sommersione portano a perdite e rischi per la contaminazione delle falde; gli inibitori della nitrificazione non sempre riescono a mitigare tali perdite; è importante non attivare un ricircolo dell’acqua nelle camere nei primi 10 giorni dagli interventi in copertura; un’ottimale gestione delle paglie favorisce l’efficienza della concimazione azotata. Infine il potassio: il piano di concimazione potassica deve tener conto delle caratteristiche del suolo e della quantità apportata con le acque; il potassio viene restituito dall’interramento delle paglie e il suo rilascio avviene nella parte iniziale del ciclo colturale; il frazionamento e le applicazioni in copertura possono migliorare l’efficienza della concimazione potassica.

Al termine, Elena Anselmetti, dirigente della Regione Piemonte, che ha presentato i risultati del monitoraggio della qualità delle acque nella Regione Piemonte dopo le prescrizioni all’uso di prodotti a base di quinclorac, oxadiazon e triciclazolo: in area risicola piemontese sono 25 i corpi idrici monitorati, e nel 2016 la situazione è migliorata, avendo un solo corpo idrico contaminato. Un esito che Risoitaliano aveva anticipato in marzo (LEGGI L’ARTICOLO)

Particolarmente risultato di questi risultati è parso il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà: «Il progetto Watpad, va nella giusta direzione e i dati da esso ottenuti risultano uno strumento indispensabile per la salvaguardia della risicoltura italiana – ha dichiarato -. La valutazione di un bilancio idrico quantitativo e qualitativo è utile al fine di contrastare le errate informazioni sullo spreco e dare le giuste indicazione per un uso più sostenibile dei fitofarmaci. Ci impegneremo che a tale progetto segua una valutazione del bilancio idrico di comprensorio, utile a chiarire una volta per tutte il reale impatto risicolo in termini di consumi idrici». Autore: Angelica Bianchi

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