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MAGNAGHI SUONA CAMPANE A MORTO

da | 23 Gen 2017 | NEWS

PAC

Non vi è stato nessun incontro risolutivo con la DG Agri e, a giudicare dalla testimonianza del direttore generale dell’Ente Risi Roberto Magnaghi non ci sono segnali per sperare in un superamento del problema dei Pma. Insomma, campane a morto, tant’è vero che anche del summit dei risicoltori europei non si hanno più notizie (preannunciato per gennaio, spostato a febbraio…), ma soprattutto arriva un’analisi lunga e articolata dello stesso Magnaghi, il quale spiega – papale papale – che «la questione dei Paesi Meno Avanzati (PMA) rimane aperta con tutto il suo carico di preoccupazioni per la filiera risicola italiana ed europea». Il direttore generale dell’Ente Risi, nell’ultimo numero de Il Risicoltore, evidenzia che «attualmente le importazioni dai Pma risultano in leggero calo, ma il trend potrebbe invertirsi nei prossimi mesi perché non credo che gli operatori cambogiani siano disposti a rinunciare alle quote di mercato che hanno conquistato sul territorio dell’Unione europea grazie al regime speciale concesso».

L’Italia invoca per questo una «soluzione giuridica» e dimostra di non credere alle promesse dei cambogiani che hanno assicurato a Bruxelles di lavorare per trovarsi nuovi mercati. Secondo Magnaghi «i servizi della DG Agri della Commissione si stanno rendendo ben conto della gravità della situazione perché, esaminando i dati statistici, non possono non constatare che l’incremento delle importazioni dai PMA ha provocato uno spostamento della produzione dell’Ue dal riso di tipo Indica a quello di tipo Japonica,un progressivo e importante aumento degli stock a causa anche di un’eccedenza del riso di tipo Japonica, tipologia di riso caratterizzata da una domanda rigida; un calo delle quotazioni di mercato, visibile nelle quotazioni di questa campagna». Un’analisi assonante – nella parte delle ricadute sui prezzi – con quella dell’Airi, riportata in una recente intervista a Mario Francese, e che conduce il dirigente a lanciare un ulteriore allarme: «resta aperta la grande questione dei negoziati che la Commissione europea sta conducendo con i maggiori Paesi esportatori di riso a livello mondiale per definire accordi di libero scambio che non avranno altro effetto se non quello di aggravare una situazione di mercato, già oggi, molto delicata. Si vedano da ultimo le concessioni accordate al Vietnam e, ancora più recentemente, all’Ecuador» scrive Magnaghi, confermando gli allarmi lanciati nei mesi scorsi anche da Risoitaliano.

Nelle ultime settimane era stata ipotizzata una missione a Bruxelles per tirare Hogan per la giacchetta e ricordare al Commissario europeo le promesse del mese di novembre – di considerare il riso un settore “sensibile” – smentite dal report sulle prospettive di mercato di dicembre. Non c’è stata nessuna missione, evidentemente, perché l’interlocutore è sordo, tant0è che Magnaghi definisce “sconcertante” il report dicembrino, che ammette seraficamente la copertura del maggior consumo stimato di riso in Europa con le importazioni dai Pma che nel 2026 dovrebbero arrivare al 50% del totale dell’import (oggi sono il 27%). L’Ente Risi è preoccupato che a fronte di tale incremento avvengano nuove concessioni e si dimentichi la “sensibilità” dichiarata da Hogan. Paradossalmente, si viene a sapere leggendo Magnaghi, il riso italiano ed europeo potrebbe essere salvato solo dalle proteste dei thailandesi e degli indiani, che sono a loro volta concorrenti dei cambogiani e non sopportano di veder accordare a questi ultimi condizioni preferenziali: se dovesse prevalere questa posizione e solo in quel caso si avrebbe il ripristino dei dazi. Un po’ poco per stare tranquilli. (Foto grande: Roberto Magnaghi. Foto piccola: il logo dell’Ente Risi)

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