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«LA MIA GUERRA AL CRODO»

da | 3 Mar 2016 | NEWS, Prodotti in campo

Foto_crodoIl crodo c’era già, nell’800, quando le acque dell’Elvo facevano girare le turbine che sono tuttora collegate al mulino e la luce delle lampadine ballava al punto che dovevi scegliere: se vederci, oppure pilare il riso. Il crodo era già qui anche quando costruirono la ghiacciaia, un gioiellino del 1600; in tutto il Piemonte ne rimangono solo due. Ma il riso crodo c’era anche trecento anni prima, quando i campi della Drusiana appartenevano al castello di Casanova. Il crodo (foto piccola) non c’era quando nella Baraggia Vercellese arrivò il generale Drusio, che secondo la leggenda diede il nome alla tenuta, ma quest’infestante non era presente semplicemente perché in queste terre non si coltivava il riso. «Abbiamo coltivato sempre e solo riso – ammette Giacomo Vigino (foto grande) – perché i nostri sono terreni pesanti, dove mais e soia incontrano problemi di asfissia radicale». Non solo pesanti, giacchè laddove finisce l’argilla inizia la sabbia; qualcuno ci ha rimesso il trattore, nel senso che è affondato fino al tetto… «Con un suolo talmente argilloso, il riso viene su bene ma bisogna avere degli accorgimenti – commenta il conduttore della tenuta – soprattutto nella gestione dell’acqua, per evitare che ristagni, e ciò complica le operazioni di diserbo».

Punto Riso quest’oggi ci porta in Baraggia. Siamo nell’area più “nordica” della risicoltura italiana. Alla Drusiana si coltivano risi da interno e il crodo è il target principale degli erbicidi. Non il solo. «Siamo stati tra i primi in Italia ad avere problemi di heteranthera, una malerba che crea un feltro capace di stroncare la pianta di riso e rendere impossibile la mietitura» racconta Vigino, che coltiva Carnaroli, Apollo, Sirio Cl, Cammeo e Balilla su 450 giornate, pari a 170 ettari. Il raccolto viene in parte venduto direttamente attraverso lo spaccio aziendale e il sito internet (http://www.drusiana.com/) . Coltivazione convenzionale, con concimi organici e cornunghia: con la chimica si interviene in copertura. «Ma la chimica resta fondamentale per arrivare ad un buon raccolto debellando il crodo e le altre infestanti – osserva il risicoltore – ed infatti mi lasciano molto perplesso i limiti imposti dalla Regione Piemonte all’oxadiazon, che combatte proprio l’heteranthera, e ad altri principi attivi. Li rispetteremo meticolosamente ma rischiamo di avere brutte sorprese, quest’estate».

Problemi di difesa delle colture che Punto Riso affronta ormai da oltre un anno. Ma qui, in Baraggia, lo spauracchio è soprattutto il riso crodo. «La stagione del diserbo parte da lui – conferma Vigino – con il Cadou® che comporta una gestione attentissima dell’acqua di sommersione, che deve restare nella camera per 30 giorni filati, per dare il tempo al flufenacet di creare un velo e aggredire l’infestante durante la sua germinazione. Poi, cioè sette giorni prima della semina, distribuiamo il Ronstar® per l’heteranthera e 5 giorni dopo quest’ultimo trattamento sgrondiamo: due giorni di sole, ripristino dei livelli e via col girello. Se si è lavorato bene, con il Cadou® riusciamo a controllare il crodo ma anche alisme e giavoni» conclude il risicoltore vercellese. Per leggere tutti i reportage della rubrica “Punto Riso” realizzata da Risoitaliano e Bayer clicca QUI. Per chiedere informazioni: vittorio.mancini@bayer.com (IP – Prodotti fitosanitari autorizzati dal Ministero della Salute; per relativa composizione e numero di registrazione si rinvia al catalogo dei prodotti o al sito internet del produttore. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta, prestando attenzione alle frasi e ai simboli di pericolo e alle informazioni sul prodotto. ® Marchio registrato. Informazione pubblicitaria a cura di Bayer)

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