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IL RISO NASCE ANCORA NELL'ACQUA?

da | 19 Apr 2014 | NEWS

La risicoltura lomellina è sempre più risparmiosa. Lo dicono i risicoltori della Provincia di Pavia lamentandosi delle tariffe irrigue. A servire quell’area sono l’Est Sesia, il maggiore consorzio di irrigazione e bonifica italiano con oltre 25mila utenti, e il consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, secondo in Italia per estensione. Il primo opera in Lomellina e nel Novarese, fra Sesia e Ticino; il secondo nei territori fra Ticino, Adda, Lambro e Po irrigati con le acque derivate dai navigli Grande, Bereguardo, Pavese e Martesana, informa la Provincia Pavese che ha dato sfogo ai risicoltori. Il sistema irriguo nella provincia di Pavia – spiega il quotidiano – è molto diversificato per tipologia, tecniche e approvvigionamenti idrici secondo le aree geografiche. Conseguentemente sono diversi anche i costi. In Lomellina e nel Pavese, patrie del riso italiano ed europeo, si pratica un’irrigazione con acque di superficie.

«L’agricoltura che dipende fortemente dalla risorsa irrigua presenta enormi costi di fornitura e di gestione – commentano Luciano Nieto e Bruno Marioli, direttore e funzionario di Confagricoltura Pavia – Nelle pianure a nord del Po quella dell’irrigazione è la maggiore voce di spesa: la tariffa di fornitura dell’acqua va mediamente dai 250 ai 300 euro l’ettaro, cioè dai 18 ai 22 euro alla pertica milanese. Questa tariffa, rapportata ai volumi distribuiti nel corso di una stagione irrigua, corrisponde a 0,015-0,019 euro al metro cubo. Le voci rilevanti sono la manutenzione della rete consortile e la manodopera, costi che dipendono molto poco dai volumi gestiti e che risultano poco comprimibili al diminuire della quantità d’acqua distribuita».

Di contro, i costi aziendali di gestione dell’acqua all’interno dell’azienda risultano abbastanza costanti e ciò indipendentemente dalla tipologia irrigua: da 500 a 700 euro l’ettaro (da 35 a 45 euro la pertica milanese). Tutto vero, così com’è vero, tuttavia, che non si può coltivare riso senz’acqua e che bisogna far bene i conti prima di chiudere il rubinetto. Per una risicoltura produttiva e di qualità, avverte infatti l’agronomo Giuseppe Sarasso, si può ricorrere alla sommersione continua con semina in acqua o alla semina interrata a file con sommersione differita (riso in terza foglia). Il termine “in asciutta”, molto usato, si riferisce alla irrigazione turnata che accomuna il riso al mais, sul piano irriguo. Si ricordi che sono tutte irrigazioni a scorrimento, per caduta (senza usare pompe), che comportano comunque un quantitativo importante di risorsa idrica. La Regione Sardegna, i cui problemi idrici negli anni scorsi erano enormi, aveva finanziato prove di irrigazione per aspersione (sistema pivot), ma i costi d’impianto sono enormi e dove si risparmia acqua si consuma energia per il pompaggio…

«Se si parla di irrigazioni turnate, osserva Sarasso, con la nuova Pac  bisogna ricordare che non sono greening conformi, ma devono sottostare ai criteri di rotazione e rinaturalizzazione. I costi di gestione aziendale dell’irrigazione nel Vercellese sono tra 250 e 300 €/ha (pulizia canali, assolcatura risaie, sorveglianza irrigua). Se si aggiunge il livellamento e la manutenzione arginature, si possono aggiungere al massimo altri 100 €/ha». Il “consumo” medio di acqua in una singola risaia è di 1 litro/secondo/ha, circa 12.000 metri cubi nella stagione, ma i consorzi irrigui distribuiscono molto più dell’acqua derivata, per via di colature e risorgenze. Il consorzio Ovest Sesia, ad esempio, distribuisce agli utenti 2,6 volte i metri cubi derivati dai fiumi, ed  il contributo medio ponderato richiesto ai consorziati nel 2012 era 217 €/ha. Nel determinare il costo al metro cubo non bisogna dimenticarsi dunque di sottrarre alle portate in ingresso le colature e le infiltrazioni in falda, recuperate a valle. I metri cubi realmente impiegati nel comprensorio, pertanto, vanno divisi per 2,5-3…

La Provincia Pavese sottolinea anche che in generale il costo dell’acqua di superficie è dovuto a un canone demaniale per la derivazione di acqua pubblica, alla manutenzione del reticolo idrico ed alla gestione e al governo delle acque durante la stagione estiva e sottolinea che «le ultime due azioni sono svolte dai due consorzi o da consorzi volontari tra agricoltori, i quali da diverso tempo hanno scelto questa strada per contenere i costi – dice Giovanni Ghisoni, consigliere d’amministrazione dell’Est Ticino Villoresi in rappresentanza di Coldiretti – Infatti, da sempre la manutenzione del reticolo idrico è quasi totalmente a carico del mondo agricolo, pur svolgendo una f unzione di salvaguardia del territorio». (19.04.14)

 

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