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IL GIAPPONE VUOLE VENDERE DI PIU’

da | 27 Giu 2017 | Internazionale

Il Giappone cerca nuovi sbocchi commerciali in Cina, ora che le relazioni sino-giapponesi  mostrano i segni del riscaldamento. Tokyo sta lavorando per convincere Pechino ad accettare più riso giapponese nella speranza di dare ai suoi risicoltori un maggiore accesso a un mercato affamato di importazioni di alta qualità. Il primo passo in questa direzione è stato compiuto da Toshihiro Nikai, segretario generale del Partito Liberale Democratico del Giappone: «Voglio che i cinesi mangino più riso giapponese», ha affermato Nikai, rivolto ad un alto dirigente di Pechino, che ha ribattuto immediatamente, offrendosi di inviare rapidamente un ispettore in Giappone. L’idea è di porre le basi per un aumento delle esportazioni: un decennio fa Pechino ha infatti riaperto le porte al riso giapponese.

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha visitato la Cina durante il suo primo viaggio estero all’estero nell’autunno del 2006, durante il suo primo incarico, incontrando i funzionari, tra cui il presidente Hu Jintao. Dopo ulteriori negoziati tra i funzionari di Pechino e Toshikatsu Matsuoka, ministro dell’Agricoltura del Giappone all’epoca, la Cina ha convenuto nel 2007 di eliminare in parte un embargo sul riso giapponese. 

I risultati però non sono stati esaltanti. Il Giappone nel 2016 ha esportato solo 375 tonnellate di riso in Cina. Pechino richiede che il riso importato sia sottoposto a particolari trattamenti in stabilimenti certificati dal governo cinese. Ma il Giappone ha un solo impianto di questo tipo. Gli agricoltori hanno lamentato che questi costi aggiuntivi li costringono ad aumentare i prezzi e che il gusto del riso peggiori.

L’approccio di Nikai a Pechino riflette il calcolo politico di Abe. Il governo Abe ha gradualmente eliminato una politica che paga gli agricoltori per ridimensionare le risaie. La sovvenzione finirà completamente nel 2018. Con il consumo interno che si riduce annualmente a circa 80.000 tonnellate, l’eccesso di offerta e il crollo dei prezzi potrebbero abbattere i redditi degli agricoltori. E non va dimenticato che ci sono le elezioni in vista, e il settore risicolo vale circa 1 milione di voti.
Tokyo ha avviato le trattative con Pechino su questi temi a novembre. Il segretario del governo giapponese Yoshihide Suga ha chiamato l’ex ministro dell’agricoltura Koya Nishikawa, figura di alto livello tra i legislatori che rappresentano gli interessi agricoli, alla residenza del primo ministro chiedendogli di ottenere dei risultati positivi. Suga, figlio maggiore di un agricoltore della prefettura di Akita, svolge un ruolo importante nella politica agricola giapponese, mentre Nishikawa è un membro di alto rango del partito al Governo, il Partito liberal democratico.

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