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I RISICOLTORI E L’IRPEF AGRICOLA

da | 23 Ott 2016 | NEWS

SOLDI3L’Irpef agricola approvata il 15 ottobre dal Consiglio dei Ministri rappresenta o no il più grande regalo agli agricoltori dall’istituzione della mutua (1954) e della pensione di vecchiaia (1957)? Lo abbiamo chiesto ai risicoltori iscritti alla pagina Facebook di Riso Italiano. Prima di leggere le loro risposte, ricordiamo che il provvedimento in questione rientra nel disegno di legge di Bilancio per l’anno finanziario 2017 e per il triennio 2017-2019 di cui si discute in queste ore e che la cosiddetta “Irpef agricola” prevede che i redditi dominicali e agricoli non concorrano più alla base imponibile Irpef di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. «Dopo la cancellazione di Irap e Imu, il taglio di tasse per l’agricoltura arriva così a 1,3 miliardi di euro» ha scritto il Governo in un comunicato stampa, ricordando che per gli under 40 che aprono un’impresa agricola è previsto l’esonero dei contributi previdenziali al 100% per i primi tre anni e poi del 66% e 50% per il quarto e quinto anno. Per favorire il credito e l’innovazione vengono azzerati i costi della garanzia bancaria, concessa da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare), a favore delle imprese agricole, grazie al piano Industria 4.0 che prevede anche l’accesso delle imprese agricole, alimentari e contoterzisti ad ammortamento e superammortamento per gli investimenti in macchine innovative. Confermata anche la compensazione iva sulle carni bovine e suine per circa 20 milioni di euro. Quanto al piano cerealicolo é previsto il rifinanziamento del fondo Mipaaf per il triennio 2017/2019, che servirà a stabilizzare gli investimenti per la filiera del grano… Ma ecco cosa ne pensano i risicoltori.

Umberto Roncallo, risicoltore a Castelnovetto (Pavia): è una goccia rispetto alle tasse che hanno imposto in questi vent’anni e si dovrebbero affrontare anche problemi più esplosivi per il reddito agricolo e la sopravvivenza delle nostre imprese, come quelli sulle importazioni di riso dall’Asia. Infine, vorrei che i prezzi dei concimi e del gasolio fossero allineati a quelle degli altri Paesi europei, allora sì che avremmo le condizioni per una ripresa dell’agricoltura.

Nino Chiò, risicoltore a San Pietro Mosezzo (Novara): per quanto si può capire dal balletto degli annunci – buon ultimo quello della soppressione di equitalia – si cambia il nome ma non la sostanza. Il timore di essere di fronte a una riforma pre-referendum e preelettorale, con possibili ripensamenti a posteriori, è forte.

Giuseppe Sarasso, agronomo di Vercelli: è un bello sconto, ma a vantaggio dei soli agricoltori attivi che siano proprietari dei terreni che lavorano. Il rovescio della medaglia è fin troppo chiaro: il proprietario che si vede rivalutare gli estimi catastali cercherà di recuperarli aumentando gli affitti, quindi la “generosità” sarà in parte pagata dagli affittuari. Per fare un bilancio di queste misure occorrerebbe tenere in considerazione anche questa variabile, il che non mi sembra che avvenga.

Alessandro Depaoli, risicoltore a Bellinzago Novarese: è uno specchietto per le allodole che oltre tutto condiziona l’immagine pubblica dell’agricoltura italiana, facendola apparire agli occhi di chi non la conosce come una “superfavorita” mentre sta agonizzando. Per dirla tutta, avrei preferito pagare le imposte ma essere tutelato dallo Stato nei confronti della concorrenza sleale, come quella del riso cambogiano. Se facciamo pochi chilometri e andiamo in Svizzera, là lo Stato difende quel che produce pubblicizzandolo a sue spese e sottolineando il valore del prodotto tipico. Inoltre, anche se vorrei avere un quadro più preciso prima di esprimermi, temo fortemente che si tolga con una mano per imporre con l’altra, inventandosi altri strumenti fiscali.

Cesare Fedeli, risicoltore a Milano: il governo, complice anche il successo dell’Expo, ha capito il ruolo dell’agricoltura come base economica del Paese e intende incentivarla per facilitare una ripresa concreta e duratura. La riduzione della pressione fiscale serve a questo e fa parte di una strategia complessa, che con la tracciabilità nel settore latte ha inaugurato un nuovo modo di concepire e difendere il made in Italy. Spero che queste misure siano estese presto anche ad altri prodotti e sono sicuro che l’agricoltura italiana saprà ripagare la fiducia del governo e contribuire in maniera determinante al progresso economico del Paese.

Alberto Fusar Imperatore, risicoltore a Ottobiano (Pavia): non mi fido di queste promesse pre-referendum e comunque questa misura non favorirà tutti gli agricoltori. Sarebbe ora di finirla, anzi, con misure vere o finte di elemosina al settore agricolo, che fanno sembrare gli agricoltori dei parassiti della società, mentre il settore non è per nulla protetto dai veri nemici del settore: importazioni a dazio zero, concorrenza sleale, tracciabilità e difesa delle produzioni di qualità, finto biologico e mille altri problemi irrisolti… Difendano e valorizzino sul serio l’agricoltura italiana e facciano pagare le giuste tasse, la finiscano con regalie fasulle che fanno perdere valore e faccia al settore agricolo!

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