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HOGAN: L’ITALIA CREI UN’AUTHORITY DEL RISO

da | 25 Ott 2017 | NEWS

Quando si tratta di affrontare i problemi del riso, l’Europa non risponde ai ministri, non risponde all’Ente Risi e men che meno ai sindacati, ma risponde con grande sollecitudine a Giovanni Ravasenga. Direte: chi è costui? E’ un consigliere comunale di Trino Vercellese, un Comune immerso nelle risaie, e ha preso a cuore le sorti della risicoltura al punto di proporre alla Commissione europea di creare un’authority che provveda, tra l’altro, al «monitoraggio costante dei processi e delle innovazioni che intervengono e caratterizzano la risicoltura; dalla coltivazione e quindi dalle metodologie adottate, alla lavorazione e alla commercializzazione e dove la salvaguardia dell’acqua è al centro delle attenzioni». Il suo progetto è far rivivere in questo modo il borgo di Leri Cavour, da decenni abbandonato a se stesso e di proprietà del Comune di Trino. Come pochi sanno, si chiama Cavour perché fu la residenza e il luogo di lavoro di Camillo Benso. Un tempio del Risorgimento, dunque, ma anche la sede di importanti sperimentazioni risicole, in cui il Conte fu promotore e protagonista. Purtroppo, il borgo versa in pessime condizioni, per quanto in occasione del 150° dell’Unità d’Italia (2011) ci sia stato un primo intervento conservativo alla Casa del Conte di Cavour finanziato dal Consiglio Regionale del Piemonte (250.000 euro), dal Comune di Trino (70.000 euro) e da imprenditori privati (130.000 euro). Così, il Ravasenga ha preso carta e penna e ha scritto a Hogan (ma non solo a lui, visto che ha chiamato in causa mezzo gotha europeo) per ipotizzare che nel Borgo di Leri possano «coesistere funzioni diverse, tecniche, scientifiche e divulgative» tra cui anche «una permanente sulla storica rete irrigua e sulle opere idrauliche collegate al sistema dei Canali Cavour e ai suoi Diramatori che sono un unicum di livello europeo». Pensa a un «progetto realizzabile attraverso il sostegno e con gli investimenti finanziari europei e comunque previsti e disponibili all’interno delle misure del settennato 2014-2020 con il coinvolgimento di Ente Nazionale Risi e delle Istituzioni locali e Regionali». Dall’Italia, al momento, non è giunta risposta, mentre Hogan, appena ha letto la parola riso, ha avuto un sussulto e si è sentito in dovere di rispondere. La sua lettera, però, è tutt’altro che formale e contiene numerose affermazioni che i nostri governanti dovrebbero leggere con attenzione perché impattano sul futuro della risicoltura europea e perché Hogan non le ha mai dette, non in termini così espliciti, neanche al Ministro Martina. Ad esempio, il Commissario ammette serafico che «il mercato si trova in uno stato di eccesso di offerta e, di conseguenza, i prezzi sono bassi», che «il riso è da sempre considerato un prodotto sensibile e speciale nei nostri negoziati», affermazione assolutamente opinabile ma da registrare. Il Commissario si prende poi la briga di rassicurare il Ravasenga che il riso d’importazione è sano e fa diverse affermazioni in tema di etichettatura e di promozione che solo lui o un suo diretto collaboratore può aver partorito: ergo, la lettera non è figlia dello zelo scribacchino di una segretaria ma viene fuori dall’ufficio del Commissario all’agricoltura. E quindi anche l’idea di un «organismo appositamente dedicato al riso», creato e finanziato dall’Italia, è un’idea sua, espressa con un linguaggio irritualmente esplicito. Hogan rinvia la proposta alle autorità italiane, cui la proposta di Ravasenga è stata altresì indirizzata e che non hanno risposto, ma, e qui sta l’irritualità, entra nel merito, evidenziando elementi che devono far riflettere. Insomma, è grazie a Giovanni Ravasenga da Trino Vercellese se ora sappiamo qualcosa di più di quel che l’Europa pensa sul riso. SCARICA LA LETTERA DI RAVASENGA e SCARICA LA RISPOSTA DI HOGAN.

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