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«ETICHETTA D’ORIGINE PER FERMARE L’IMPORT»

da | 16 Feb 2017 | NEWS

L’Ente Nazionale Risi convoca per il 20 febbraio il summit dei produttori europei di riso e la Coldiretti apre i fuochi contro le importazioni di riso estero che nel 2016 hanno fatto registrare un aumento record del più 18 per cento. La notizia del summit è arrivata dopo un lungo tira-e-molla motivato dall’incertezza che l’Europa ascolti le richieste italiane: i rappresentanti di Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Romania, Bulgaria e Ungheria si incontreranno il 20 febbraio a Milano per dar vita al primo forum sulla risicoltura per la discussione dei problemi del settore risicolo europeo. «I Paesi produttori denunciano i danni provocati dalle importazioni di riso a dazio zero dai Paesi Meno Avanzati che sono causa della riduzione della produzione europea di riso Indica e del calo delle quotazioni di mercato. Si chiede quindi alla Commissione Europea la revisione delle norme attuali che regolano le importazioni di riso così da ripristinare la preferenza comunitaria» recita una nota. Il tema è scottante: in Europa sono entrate 1.380.000 tonnellate di riso lavorato, nonostante l’Italia continui ad essere il primo produttore europeo su un territorio di 237 mila ettari. «Le importazioni sconsiderate, soprattutto dal sud-est asiatico, e a dazio zero rappresentano un forte problema per la nostra Regione, particolarmente vocata alla risicoltura – ricorda Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo (al centro nella foto grande) – L’arrivo di riso lavorato Indica sta provocando lo spostamento delle semine verso la varietà japonica con gravi squilibri di mercato. Oltrettutto – prosegue Dellarole – La situazione mette a rischio il lavoro di numerose imprese e dell’intera filiera. Auspichiamo, quindi, rapidi interventi comunitari affinchè si agisca prima che i danni si siano già verificati. In tal senso, la clausola di salvaguardia, già rifiutata  dalla Ue senza una quantificazione evidente dei  danni, dovrebbe essere applicata con una procedura più efficace dalla stessa Unione Europea».

«Con una superficie complessiva di circa 70 mila ettari, 1.100 aziende ed una produzione di oltre 5 milioni di quintali il Piemonte è la realtà risicola italiana più importante che dobbiamo salvaguardare – sostengono Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte ed il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – poiché la nostra risicoltura ha una forte valenza economica per le imprese del territorio. A preoccupare, oltre all’ingente quantità delle importazioni, è la qualità del riso che arriva poi sulle nostre tavole. Il nostro riso è, infatti, penalizzato dalla mancanza di trasparenza sull’origine in etichetta che dovrebbe indicarne la provenienza al fine di evitare che venga spacciato per italiano il riso straniero. Per questo – concludono Revelli e Rivarossa – è necessario rendere obbligatoria una normativa sull’etichettatura d’origine e progettare delle filiere 100 per cento del territorio a tutela anche della salute dei consumatori e per preservare, oltre che sostenere, veramente il riso Made in Piemonte».

Secondo la Coldiretti le importazioni di riso sollevano anche un problema di salute. Nel 2016 le importazioni di riso hanno fatto scattare 12 allerte sanitarie da contaminazione secondo i dati del sistema di allarme rapido comunitario (RASFF). Le partite “fuorilegge” pericolose per la salute dei cittadini riguardano la presenza irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa. 

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