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CARRA’: ECCO LA VERITA’ SUL TRICICLAZOLO

da | 24 Apr 2017 | NEWS

L’Ente Risi? Tutti lo vogliono. Anche se per il riso italiano non è un bel momento. Tuttavia, l’Ente Nazionale Risi ha in pancia un tesoretto di cui si parla spesso: l’ultima occasione è stata il decreto del ministro Martina che ha promesso alla risicoltura nazionale due milioni di euro per la promozione del riso, ben guardandosi dallo specificare dove li prenderà. Se dai fondi europei, o, come malignano i più, dal tesoretto dell’Ente Risi. Abbiamo deciso di andare alla fonte e chiedere al presidente Paolo Carrà che fine faranno quei 16 milioni di euro che negli anni sono stati messi da parte e che il patto di stabilità impedisce di spendere. Ecco cosa ci ha risposto, in quest’intervista esclusiva che spazia anche su tanti altri temi caldi…

Carrà, Lei si sente un uomo da 16 milioni di euro?

Se ci riferiamo al nostro “tesoretto” direi di no, perché anche se fossimo “svincolati” dal patto di stabilità potremmo investire solo 1,3 milioni di euro. Il resto non è utilizzabile perché fa parte di quelle riserve – come il tfr dei dipendenti – che non possono essere smobilizzate e questo lo dice la legge. 

Condivide l’idea di investire quei soldi in promozione?

Può essere positivo nel momento in cui si identifica esattamente cosa promuovere con un marchio preciso: con una operazione generica si rischia di buttare soldi al vento.

Da cosa dipende la crisi dei prezzi del riso?

I prezzi di oggi sono sicuramente legati allo squilibrio tra domanda e offerta: sul tondo assistiamo alla conseguenza di tale eccesso, ma 20 euro al quintale non sono comunque giustificabili. Le importazioni dai paesi meno avanzati rappresentano un problema più europeo che italiano, anche se gli effetti del flusso in ingresso si sentono anche sul nostro mercato. In termini generali, però, lo squilibrio è determinato dal fatto che gli agricoltori hanno scelto di investire sul riso japonica a scapito dell’indica, certamente anche per effetto dei Pma. 

Dicono che nei magazzini di Formigliana sia custodito riso asiatico…

Smentisco nel modo più assoluto. Per la maggior parte è japonica e l’indica appartiene a una coop di produttori italiani. A Formigliana c’è solo ed esclusivamente riso italiano.

Pensa che la superficie investita scenderà?

Se non si metterà un freno alle i importazioni che permetterebbero di ridurre gli stock finali a livello europeo oltre che italiano, si dovrà ridurre l’ettarato a meno di non vendere il risone a prezzi inferiori alla soglia di sopravvivenza.

Perché non diffondete i dati di semina?

Abbiamo deciso di non pubblicare il sondaggio perché i dati arrivati e che ogni anno incrociamo con quelli delle ditte sementiere, a causa dell’elevato numero delle quantità reimpiegate non sono attendibili. 

A causa del reimpiego?

Esattamente.

Ammonta davvero al 40%?

Si colloca in un range tra 30 e 40%.

I suoi colleghi risicoltori obiettano che il seme certificato costa troppo: Lei cosa ne pensa?

Avere una semente certificata è o dovrebbe essere sinonimo di altissima qualità ma dev’esserci presa di coscienza dei sementieri sul prezzo, che dev’essere assolutamente commisurato ala qualità.

Sul mercato incombe anche il problema del risone 2016. E’ vero che l’industria preme perché voi scriviate sui buoni di trasferimento l’anno di produzione?

Questa è una richiesta che ci è pervenuta dall’industria risiera e che metteremo al vaglio del cda. Il problema riguarda il prodotto coltivato nel 2016 usando legalmente il triciclazolo e quello del 2017 per il quale l’uso del triciclazolo è vietato. Presto uscirà il decreto, che fissa il nuovo LMR valido per il riso lavorato. Ritengo necessaria una distinzione delle partite a beneficio degli agricoltori e non dell’industria: ricordo infatti che qualora nel raccolto 2017 venissero riscontrate delle tracce di quella sostanza, il riso non potrebbe essere usato né per la alimentazione umana né per quella zootecnica. In pratica, andrebbe dritto in discarica. 

Qualche anno fa si diceva che i problemi del riso sarebbero stati risolti dalla legge sul mercato interno. Che fine ha fatto?

La bozza di legge, compresa nel collegato agricolo, procede il suo iter a livello interministeriale, coinvolgendo sia Mise che Mipaaf. A quanto mi risulta nulla dovrebbe essere modificato in quanto è frutto di una lunga concertazione tra tutti i rappresentanti della filiera.

Un’ultima domanda: cosa pensa del movimento #ildazioètratto?

Penso che tutti i movimenti sono giusti perché siamo in un momento di estrema difficoltà ed è giusto che si manifesti il dissenso di tutti gli agricoltori. Ritengo necessario però che ci sia un confronto aperto, basato su fatti concreti; se avverrà, tale movimento avrà grandi spazi, anche con il contributo dell’Ente Risi. 

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